È in corso al Mart di Rovereto una mostra che riunisce i due capolavori “italiani” di Klimt, Giuditta II e Le tre età, affiancandoli alle opere di oltre quaranta grandi maestri italiani del primo Novecento che furono profondamente influenzati dall’artista austriaco: in occasione della Biennale di Venezia del 1910 e dell’Esposizione Internazionale di Roma del 1911, un’intera generazione di artisti, tra cui Vittorio Zecchin ed i giovani “dissidenti” di Cà Pesaro, Vito Timmel, Felice Casorati, Galileo Chini e Luigi Bonazza, finì per rinnovare il proprio linguaggio artistico sotto l’influsso della cultura mitteleuropea.
Lo stesso Klimt fu a sua volta erede della tradizione italiana: l’impiego della foglia oro, di elementi decorativi e della bidimensionalità rispecchia l’ispirazione dell’artista ai mosaici bizantini delle chiese ravennati e alle murrine veneziane che ebbe modo di osservare durante diversi viaggi nel nostro Paese.

Il percorso espositivo consta di 200 opere provenienti da collezioni pubbliche e private ed è interamente dedicato all’analisi delle influenze del padre della Secessione viennese sull’arte italiana: dalla pittura alla scultura, passando attraverso le arti decorative, è evidente come discipline differenti convivano sotto il riconoscibile segno dell’artista, i cui riferimenti sono visibili nei decori, nell’opulenza cromatica e nello stile.
L’arte italiana del suo tempo ha preso diversi elementi in prestito, conservando al contempo un carattere originale e dando vita ad inedite forme espressive: parliamo in primo luogo del Divisionismo, fenomeno artistico che si afferma in Italia tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, che ne sconvolge l’uso del colore e della luce, dando luogo ad una rappresentazione affine all’estetica simbolista di Klimt. Le opere sono caratterizzate da linee sinuose, forme geometriche e colori luminosi, che rispecchiano la propensione dell’artista viennese all’ornamentale.
Lo spirito rivoluzionario di Klimt ha indubbiamente lasciato un’impronta nelle opere degli artisti italiani favorendo anche l’innovazione e la rottura con la tradizione, come nel caso del Futurismo e del fascino per il dinamismo e per la frenesia della vita moderna.

Gli artisti italiani del Novecento non furono dunque meri imitatori di Klimt, bensì ne furono ispirati reinterpretandone il linguaggio, con esiti del tutto nuovi e stupefacenti che potrete scoprire personalmente visitando la mostra, la cui apertura è stata prorogata fino al 27 agosto.