Ha aperto ieri “Déplacé∙e∙s“, la prima personale di JR nel nostro Paese: curata dal direttore di Palazzo Strozzi a Firenze, Arturo Galansino, ed organizzata presso la sede delle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo in piazza San Carlo, resterà aperta al pubblico fino al 16 luglio 2023.

La mostra è stata inaugurata da un evento speciale, una performance monumentale durante la quale cinque gruppi di persone, reclutate attraverso una call to action pubblica, sono partiti dalle vie attigue a piazza San Carlo trasportando ciascuno un telone su cui era raffigurato uno dei bambini fotografati nei cinque campi profughi in cui JR ha lavorato, che si sono poi congiunti in piazza e stretti in un simbolico abbraccio. Successivamente, le opere sono state portate all’interno del museo dove sono visibili al pubblico, tese solo parzialmente tramite dei fili, poiché date le considerevoli dimensioni sarebbe possibile fruirle nella loro interezza solamente dall’alto, oppure utilizzando dei droni.

Lo straordinario street artist, già dal 2004 impegnato attivamente a coniugare arte pubblica ed impegno sociale, ha l’obiettivo di stimolare la partecipazione e la riflessione comune su alcune delle grandi tematiche di attualità, ovvero le migrazioni forzate, le persecuzioni e le violazioni dei diritti umani che scaturiscono dalle guerre.
Lo scorso 31 gennaio JR ha fatto ritorno anche nel capoluogo lombardo, portando il suo progetto di arte partecipata Inside Out, con un nuovo capitolo intitolato Ora tocca a voi (cfr. “JR torna a Milano con un progetto di arte partecipata”).

Il museo torinese ospita video immersivi girati all’interno dei cinque campi profughi, oltre a fotografie, sculture e tre dei cinque teloni raffiguranti i bambini che JR ha incontrato tra gli sfollati e rifugiati durante i suoi interventi in zone colpite dalla guerra, tra cui il Rwanda, la Colombia, la Mauritania, la Grecia e l’Ucraina.
Con la sua profonda sensibilità l’artista trasforma l’arte in impegno sociale, attivandosi in prima persona sui territori di crisi e contemporaneamente sui propri canali social, scuotendo le coscienze del suo pubblico e mobilitando una collaborazione e connessione tra persone che non si conoscono e talvolta sono esterne al circuito artistico e culturale, ma hanno voglia di diventare ambasciatori del suo messaggio contribuendo insieme a lasciare un segno impresso nella memoria della collettività.

Il celebre proverbio “L’unione fa la forza” esemplifica chiaramente l’intento di questa forma d’arte, concepita per le altre persone e realizzata coinvolgendo le stesse, al fine di sottolineare l’importanza del ruolo individuale di ciascuno di noi, che può concretizzarsi in un risultato positivo per le sorti del mondo solo se unito allo sforzo degli altri in vista di un obiettivo comune, come quello di migliorare il presente e di porre delle basi più solide per il futuro.