di Avv. Michela Zanetti

 

È il marzo 2017 quando a Genova, nell’appartamento del Doge di Palazzo Ducale, apre al pubblico una mostra dedicata al grande maestro livornese Amedeo Modigliani e a Moise Kisling: 70 opere esposte provenienti da importanti musei internazionali e prestigiose collezioni private. Potenzialmente un successo, nei fatti un disastro: la mostra viene chiusa anticipatamente il 13 luglio a seguito del sequestro disposto dalla Procura di Genova di ben 21 opere, tutte sospettate di essere dei falsi (in corso di giudizio, le perizie dell’accusa dichiareranno che solo 20 sarebbero “grossolanamente false”, ndr). Il fatto che a denunciarne la presunta non autenticità fossero nomi illustri del mondo della critica contribuiva ad accrescere la risonanza mediatica della vicenda. Sei (scesi poi a cinque, ndr) gli imputati su cui pendeva l’accusa di truffa aggravata, messa in circolazione di opere false e riciclaggio. Secondo la ricostruzione della Procura, le opere erano state esposte per poterne accrescere il valore economico sul mercato in vista di una successiva rivendita. Un processo svolto a colpi di perizie, conclusosi solo qualche giorno fa con l’assoluzione di tutti gli imputati e la conferma che solo 8 tra le opere originariamente sequestrate sarebbero effettivamente dei falsi.

Non vi sono dubbi che quello che si è recentemente concluso sia solo il primo capitolo di una saga giudiziaria che si prospetta molto lunga: mentre restiamo in attesa di leggere le motivazioni della sentenza, possiamo solo chiederci quali saranno le sorti dei soggetti che hanno subito una forte lesione dei propri diritti di immagine (si pensi, fra gli altri, alla Fondazione Palazzo Ducale) oppure a quali azioni intraprenderanno gli otto collezionisti che, in esecuzione della condanna, dovranno apporre sulle proprie opere la dicitura “Opera falsa non attribuibile ad Amedeo Modigliani”. Più di ogni altra cosa, tuttavia, questa vicenda porta nuovamente alla luce problematiche che ormai da troppo tempo affliggono il mercato dell’arte, come l’importanza di condurre una adeguata due diligence (cfr. Gli accorgimenti da adottare nell’acquisto di un’opera d’arte”) sulle opere, unico vero strumento per valutarne o meno l’autenticità, oggi ancora troppo spesso trascurato ed oscurato dall’utilizzo di criteri soggettivi, non scientifici, influenzati dalla notorietà di chi redige l’expertise (e, a tal proposito, si pensi alle “battaglie” che ancora vengono ingaggiate tra i vari esperti di un determinato artista).

Ad ogni modo, che le vicende legate a Modigliani siano destinate a creare piccoli terremoti nel mondo dell’arte è cosa nota. Non si può non ricordare, a tal proposito, l’episodio conosciuto come “la beffa del 1984”: mentre Livorno festeggiava il centenario della morte del maestro, nell’estate del 1984, vennero ritrovate nel Fosso Mediceo tre sculture a forma di testa che periti ed esperti attribuirono alla mano di Modì. Una vecchia leggenda narrava, infatti, che nel 1909 Modigliani avesse gettato nel fossato alcune sculture ritenute esemplari poco soddisfacenti. In seguito al ritrovamento, che ebbe un’eco mediatica internazionale senza precedenti, per più di un mese esperti e critici d’arte gridarono al miracolo, osannando le sculture ritrovate. Fino a che tre studenti universitari (Michele Ghelarducci, Pietro Luridiana e Pierfrancesceo Ferrucci) dichiararono che l’opera non era altro che una loro creazione, realizzata con l’aiuto di un semplice Black and Decker: altro che ritrovamento miracoloso, si trattava soltanto di uno scherzo, anzi di una delle più grandi burle mai realizzate nel mondo dell’arte. Purtroppo, anche la presunta autenticità delle altre due sculture capitolò a distanza di qualche giorno: in questo caso l’autore si rivelò essere l’artista Angelo Froglia, il quale, tuttavia, dichiarò un intento più nobile rispetto a quello che aveva mosso il trapano dei tre studenti. Non una burla, quindi, bensì la volontà di lanciare un messaggio chiaro e quanto mai attuale: “Volevo semplicemente far sapere come nel mondo dell’arte l’effetto dei mass media e dei cosiddetti esperti possa portare a prendere grossissimi granchi” (cit). Messaggio su cui, anche oggi, è sempre utile riflettere.

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